Dario Sacchi
Proveniente dagli studi classici, mi sono laureato con lode in Filosofia nel 1977 presso l'Università Cattolica di Milano con una tesi su I fondamenti del monismo ontologico nel pensiero di F.H. Bradley, avendo come relatori Adriano Bausola e Gustavo Bontadini.
Ho subito cominciato a svolgere attività di ricerca scientifica sotto la direzione di Bausola, fruendo per i primi due anni di una borsa di operosità didattica e al tempo stesso insegnando Storia e Filosofia nei Licei e conseguendo la relativa abilitazione nel 1983.
L'anno successivo ho lasciato definitivamente la scuola media superiore, avendo superato il giudizio di idoneità a Ricercatore cui la predetta borsa mi dava diritto di accedere.
L'attività di Ricercatore, svolta sempre in collaborazione con Bausola, è proseguita fino all'anno accademico 2000-2001, allorché sono risultato idoneo alla procedura di valutazione comparativa bandita dalla Facoltà di Scienze della Formazione dell'Università Cattolica per un posto di Professore Associato di Filosofia Teoretica.
La suddetta Facoltà mi ha chiamato a ricoprire tale posto fin dall'anno accademico successivo.
Per quanto riguarda l'attività di ricerca scientifica, inizialmente mi sono occupato soprattutto del neoidealismo britannico e, in particolare, di F. H. Bradley (del quale ho tradotto, introdotto e commentato l’opera maggiore, Apparenza e realtà, Rusconi, Milano 1984): il mio precipuo interesse, di natura speculativa più che meramente storiografica, mi ha portato a esaminare con speciale attenzione i rapporti di questo pensatore e di questa corrente sia con l'idealismo classico sia con alcune tendenze fondamentali della filosofia del Novecento.
In seguito i grandi nodi tematici emersi come determinanti nel corso di tali ricerche, vale a dire la struttura logica della dialettica hegeliana e neohegeliana, per un verso, e il dibattito avviato da alcune fra le correnti più vive dell'epistemologia e dell'ermeneutica contemporanea, per altro verso (correnti nelle quali l'eredità idealistica è ben presente, spesso al di là della loro stessa autoconsapevolezza), hanno richiamato sempre più la mia attenzione anche a prescindere dal contesto nel quale li avevo incontrati inizialmente; soprattutto mi è apparsa sempre più imperiosa l'esigenza di un confronto serrato con tali orientamenti e prospettive al fine di una riproposizione criticamente valida e aggiornata della tematica ontologica "classica".
Il volume Evidenza e interpretazione (Vita e Pensiero, Milano 1988) esprime in maniera organica le principali conclusioni alle quali è approdata questa fase della mia riflessione: si tratta di conclusioni in cui per l'essenziale mi riconosco tuttora e che pertanto considero come un punto fermo del mio itinerario speculativo.
L'istinto logico del linguaggio (Marietti, Genova 1991) è a sua volta documento di un particolare interesse per la teoria hegeliana del linguaggio, vista anche nei suoi rapporti con alcune caratteristiche tendenze dell'ontologia ermeneutica del Novecento.
Ho successivamente scritto una monografia su alcune questioni connesse alla Deduzione trascendentale delle categorie in Kant (Necessità e oggettività nell’Analitica kantiana, Vita e Pensiero, Milano 1995), questioni la cui attualità e rilevanza mi si era ripetutamente manifestata nelle indagini dianzi richiamate.
Mutando orizzonte e prospettiva, mi sono poi interessato alle implicazioni ontologiche della riflessione etica e antropologica di Nietzsche, pubblicando alcuni saggi che in ultimo sono confluiti, con varie modifiche, nel volume L’ateismo impossibile.
Lettura di Nietzsche in trasparenza (Guida, Napoli 2000), volto a offrire una lettura complessiva del pensiero di questo autore.
Più tardi mi sono occupato del tema della libertà del volere, con particolare riguardo al problema antico e sempre nuovo, della responsabilità di fronte al male: le mie riflessioni al riguardo sono sfociate nella stesura di Libertà e infinito (Studium, Roma 2002).
Nel frattempo non ho mai cessato di attendere alle indagini necessarie per l'elaborazione di quella prospettiva organica intorno ai principali temi e problemi dell'ontologia e della teologia razionale che in qualche modo ha sempre rappresentato la preoccupazione dominante e il fine ultimo di tutte le mie ricerche, anche di quelle apparentemente dedicate ad argomenti di diversa natura.
Tali indagini si sono infine concretizzate nella stesura dei Lineamenti di una metafisica di trascendenza (Studium, Roma 2007) che nell'insieme considero come il risultato più cospicuo cui è pervenuta fino ad oggi la mia attività di studioso.
Fra il 2005 e il 2006 ho poi collaborato agli aggiornamenti della monumentale Enciclopedia Filosofica edita negli anni '60 a cura del Centro di Studi Filosofici di Gallarate: le voci affidatemi, riguardanti in prevalenza i settori della metafisica e della gnoseologia, sono state significative e numerose.
Negli ultimi anni i miei interessi si sono orientati sia verso il nesso ragione-passioni inteso come fondamentale nodo tematico dell'antropologia filosofica (ho così curato il volume collettaneo Passioni e ragione fra etica ed estetica, Mimesis, Milano 2009) sia, in misura ancor maggiore, verso alcune "rivisitazioni" del rapporto tra razionalità filosofica e dimensione religiosa effettuate alla luce dei risultati conseguiti nelle precedenti ricerche di carattere metafisico: in quest'ultima direzione l'esito più rilevante cui sono pervenuto è la monografia che ho dedicato a Kierkegaard (Le ragioni di Abramo. Kierkegaard e la paradossalità del logos, Franco Angeli, Milano 2011), nella quale un percorso volto a incrementare su alcuni punti non secondari il sapere metafisico cui erano approdate le mie indagini precedenti si interseca con una lettura complessiva del pensiero di questo filosofo operata in conformità a un progetto analogo a quello che avevo concepito nei riguardi di Nietzsche.
Attualmente sto preparando un libro sul pensiero di Rousseau.